Impariamo il latino camminando per Augusta Taurinorum
I decori esterni di molti edifici torinesi vantano scritte e motti latini d’età romana, medievale, barocca e moderna, queste ultime, in gran parte, d’epoca fascista. Si tratta di epigrafi volute da regnanti, nobili, prelati, politici, dittatori che restituiscono al viandante citazioni di autori quali Orazio, San Paolo, D’Annunzio, preghiere, le Litanie Lauretane o semplicemente “vox populi”. Possono avere un contenuto scaramantico, patriottico, augurale, profetico, implorante, impavido, solenne, sommesso.
Il nuovo percorso ideato da Raffaele Palma esplora case, palazzi privati ed alcune chiese, ma anche edifici di interesse sociale come negozi, caserme, scuole, conventi, ospedali, orfanotrofi, mense pubbliche e ospizi. Una tappa a parte meritano gli splendidi mosaici del Cimitero Monumentale. L’itinerario non ha certo la pretesa d’annoverare l’intero patrimonio del capoluogo in tema di epigrafi latine.
Le sorprese in ogni caso sono parecchie: frasi di culto religioso su facciate di edifici di civile abitazione; motti laici o pagani apposti su frontoni di chiese o di edicole funerarie in area sacra. Le citazioni impresse su meridiane, stemmi araldici, oracoli, timpani, graffiti contemporanei, lapidi, sono state eseguiti con tecniche diverse: dipinto, affresco, mosaico, vetrata, incisione su marmo, legno, terracotta o applicate con lettere bronzee su pietra e laterizio. I principali stili dei caratteri sono: lapidario romano, gotico, cadel, fraktur, bodoniano, cancelleresca.
Come sempre le fotografie sono didascaliche, senza alcuna pretesa artistica. Sotto ciascuna di esse si trova la via di riferimento, priva del numero civico: questo per stimolare maggiormente la curiosità e apprezzare la ricerca sul territorio del visitatore.
La traduzione non è stata affatto semplice, giacché gli stili lessicali rimandavano a periodi diversi della lingua latina: da quello classico, al medioevale, sino al primo ‘900. Inoltre, gli errori stessi degli artisti che hanno realizzato i manufatti, il deterioramento del tempo che ha corroso la “parola” e la censura religiosa o politica, che ha eliminato parti delle epigrafi, ne ha complicato l’interpretazione. Al giorno d’oggi tutto è tradotto: dalle pubblicità americane, ai giornali arabi, fino alle insegne cinesi. Finalmente abbiamo adesso anche la versione italiana delle nostre epigrafi latine.
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