Lupi Mannari & C. in Torino

Lupi Mannari & C. in Torino

Plenilunio tour: a caccia di licantropi al pallore della luna piena

Una leggenda racconta che agli albori dell’insediamento umano in Julia Augusta Taurinorum, l’attuale Torino, nel suo cielo comparivano ogni notte due lune gemelle. La prima, timida e restia, si manifestava per il solo tempo a lei assegnato; l’altra, più esuberante e festaiola, era sempre lì a schiarire le tenebre durante tutto l’anno.

A quell’epoca, la maggioranza della popolazione era povera e rude. Moltissime persone in difficoltà approfittavano anche del più tenue chiarore di luna piena per compiere furtarelli al solo scopo di sopravvivere, mentre altri criminali perpetravano violenze e omicidi tutte le sante notti. Le guardie erano pochissime, la delinquenza la faceva sempre franca.

Una sera all’imbrunire, la luna più esuberante, cioè quella che compariva tutte le notti nel cielo subalpino, disse alla gemella:

“Durante il giorno, con la luce del sole, la gente mi sembra più brava e allegra ed io volevo prolungare questo ottimismo anche di notte… ma mi sono sbagliata! Hanno approfittato della mia bontà e questa sarà la mia ultima uscita, poi lascerò il posto solo a te. Questa notte chiunque abuserà della mia luce, gli ruberò l’anima e lo trasformerò in un lupo mannaro di pietra; chi invece deciderà di tornarsene a casa, rinunciando a compiere qualsiasi atto criminale, lo trasformerò in un fedele cane di marmo che farà da guardia alla città per tutte le notti a venire”.

Fu così che i cittadini torinesi, molti secoli dopo, vollero ricordare la luna gemella, quella ottimista, che compariva ogni notte nel cielo della città. Quel cerchio giallo su sfondo urbano blu è dipinto su una formella di ceramica, posta sulla facciata di una casa in Via Nizza.

Le statue dei lupi mannari e dei cani da guardia, insieme a tanti altri emuli più recenti di licantropi e lupi (alcuni provenienti dalla città capitolina), sono ancora lì, sui palazzi, a impaurire o rassicurare gli avventori della Torino notturna.

Il tour “LUPI MANNARI & C. DI TORINO”, ideato e realizzato da Raffaele Palma, è l’unico percorso turistico torinese architettato per le notti di plenilunio: lupus in fabula, appunto. L’itinerario promette un’interessante caccia ai numerosi lupi mannari, lupi e canis lupus familiaris, presenti su edifici e monumenti, da immortalare con la macchina fotografica. La credenza nella licantropia ha radici antichissime ed è attuale in tutte le etnie. Ancora oggi, persino tra le popolazioni più civilizzate, è presente nell’inconscio di ognuno il terrore di trovarsi, da un momento all’altro, di fronte al lato bestiale e oscuro delle persone che si incontrano. La paura di finir preda, tra le fauci del nostro interlocutore, è identica al timore di trasformarci in bestie feroci, per essere poi braccati e uccisi. Non solo leggende, ma anche opere d’arte, romanzi, rappresentazioni teatrali e cinematografiche, contribuiscono ad alimentare la paura del lupo, basti citare il più famoso racconto per l’infanzia, Cappuccetto Rosso, quando il lupo dopo aver divorato la nonnina, si traveste con i suoi abiti per mangiarsi anche la nipotina.

Forse l’unico caso in cui un lupo è stato trasformato in agnello è quello di San Francesco, descritto nel XXI racconto dei Fioretti. Ora, il Santo d’Assisi e il lupo-agnello sono stati trasformati a loro volta in una scultura bronzea che si trova a Bardonecchia, in provincia di Torino, posta all’esterno del convento dei Frati Minori. Se la statua sia stata creta in una notte di plenilunio non è dato sapere. Ma questa è un’altra storia.

A chi volesse uscire di notte, per seguire da solo l’itinerario, il Caus consiglia, almeno, di portare con sé una robusta museruola.

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