I lavori che si trovano in “Torino gran bel carattere”, in “Piemonte maiuscolo anche nel minuscolo” e in “Italia e le capitali decorate” hanno la finalità primaria di veicolare le immagini di Torino, del Piemonte e dell’Italia tramite le e-mail miniate, come esemplificato ne “L’arte degli amanuensi web”.
Ogni alfabeto è però il frutto di un lavoro di ricerca e di rielaborazione che l’Autore dello stesso ha condotto su un insieme di aspetti peculiari ed identificativi della propria regione. Da quello storico a quello sociale, da quello geografico a quello industriale, da quello del costume a quello delle culture del fare. Il tutto ricondotto al fine di reinterpretare lettere, vocali e numeri.
Ma questi alfabeti, in quanto semplici immagini, cosa in effetti trasmettono? O, domanda complementare, consentono di filtrare il vasto retroterra di riferimenti di cui singolarmente sono frutto?
Per esemplificare: la Mole è l’odierno Museo del Cinema o anche la sua fugace ipotesi di sinagoga? I ponti, sia quelli arditi di montagna quanto quelli monumentali di città, sono uno strumento di incontro di comunità o anche una riflessione su un bene negletto ma fondamentale quanto l’acqua?
E dall’acqua al vino, dai torèt ai decanter. Dai grappoli, dai sigilli di bottiglia, gli alfabeti ci rimandano il nostro semplice piacere di degustatori o secoli di tradizione enologica e di relativa civiltà contadina?
Dalla campagna si passa all’industria. L’automobile, all’interno dell’intero settore metalmeccanico, nella nostra regione è destinata ai soli fasti museali o ad un futuro auspicabilmente più sano ma produttivo? E così via tra luci notturne e brillii di gioielli, tra macchine da scrivere e industrie dell’aviazione o areospaziale; oppure ancora la storica svolta nel settore della biogenetica germogliata a Torino a partire dal 1920.
Ma basta un cambio di carattere e in men che non si dica si torna alla storia anche più remota. Con l’antico uomo di Foresto lungo il sentiero dei ginepri, la possanza delle vestigie romane, il Medioevo con le sue torri e infine non solo i tori augustei nell’araldica degli stemmi. Da uno dei quali infatti una piccola foglia ancora ci riporta alla cultura contadina della coltivazione della canapa, e per prossimità alla tessitura.
Poi riso e peperoni, nocciole, grissini e giandujotti: una regione slow rifondata alla convivenza civile sessant’anni addietro, come rammenta un alfanumerico monumento, a prefigurare l’attuale territorio solidale e multietnico.
E ancora musei, ciascuno a suo modo incredibile: dall’Egizio a quello dell’arpa, dagli ombrelli alla moda. Per decorare il tutto con un tocco di apparente leggerezza, le arance del carnevale e l’alfabeto della didattica dell’umorismo, a Torino attività datata 1980.
Per il Caus Marino Tarizzo