Torino a me gli occhi

Torino a me gli occhi

Quando Torino abbia apposto così tante effigi di Medusa Gorgone sulle mura dei suoi edifici, non è dato sapere. L’aneddotica ricorda che alcune centinaia d’anni fa, nel capoluogo subalpino si contrapponevano le due anime dei torinesi: i “rüscun” (letteralmente “gran lavoratori”, sempre in attività, anche quando il buon senso suggerirebbe il contrario) e i “bugianen” (testualmente “non muoverti”, vale a dire chi resta fermo, pietrificato di fronte al fare).

Tra le due fazioni ci fu una lunga ostilità: infine vinsero i pigri, lasciando di sasso i loro oppositori. Così, in segno di potere conquistato con la vittoria, i bugianen fecero innalzare dai rüscun sopra ogni casa effigi della Medusa, allegoria dell’inerzia paralizzante sull’operosità frenetica. Col tempo tali icone furono in parte distrutte dalle nuove generazioni di rüscun, ma per fortuna molte di queste figure si salvarono. Oggi sono ancora visibili, soprattutto nell’area del centro storico.

A chi intende prender parte a questo tour, si consiglia l’utilizzo d’occhiali da sole a specchio, per non far vedere alla Medusa dove si guarda. Inoltre, per prudenza, è meglio avere sempre con sé un piccolo specchio: indirizzando i raggi solari in modo adeguato, la Gorgona rimarrà abbagliata ed avrà lo sguardo neutralizzato. Nelle giornate buie o di notte, sarà sufficiente una pila puntata sui suoi occhi per renderne inoffensivo lo sguardo. Ricordiamo sempre al turista che Medusa, anche se decapitata, conserva la vitale pericolosità del suo sguardo ammaliante.

Per comprendere meglio i rischi di questo percorso faccia a faccia col volto mitologico, ecco un breve estratto della leggenda di Medusa. Le divinità greche Gorgoni (le Terribili), erano tre sorelle: Steno “la Forte” rappresentava la perversione morale, Euriale “la Vasta” alludeva alla perversione sessuale e la bellissima Medusa “la Potente” raffigurava la perversione intellettuale (ritratta spesso alata). Di tutte tre, solo le prime due erano immortali, mentre Medusa no. Una delle tante versioni vuole che, per una questione di vanità femminile, Atena (Minerva latina) trasformasse Medusa in un orribile mostro dallo sguardo pietrificante e con serpenti al posto dei capelli. Fu Perseo a decapitare Medusa senza incrociare il suo sguardo ma solo guardandola riflessa nello scudo donatogli da Atena.

Poiché anche da morta Medusa non aveva perso il suo potere, Atena ricevuta la testa da Perseo, la mise sul suo scudo al fine di pietrificare i nemici. Dal collo mozzato della Gorgone, caddero sulla terra piccole quantità di liquido ematico che si trasformarono in temibili serpenti velenosi mentre il fluido caduto in mare generò corallo rosso. Da allora i mortali adottarono l’immagine di Medusa (Gorgoneion) sia mostruosa oppure col volto bellissimo, come motivo decorativo su frontoni e antefisse di edifici, su elmi e scudi, egide e armi, icona di potere e terrore a fine apotropaico. I fregi serpentini alludono alla trasformazione delle gocce del suo sangue nei temutissimi rettili.

Durante il barocco e il neoclassico, Medusa fu raffigurata sugli esterni degli edifici torinesi, quale creatura mostruosa, secondo la tradizione più antica, mentre nel periodo Liberty il volto della Gorgona ritornò ad essere bellissimo (come da versione più recente di Pindaro e Ovidio) e la chioma serpentina fu sostituita con capelli svolazzanti, oppure contornata da splendide trecce o volute di foglie, fiori, monili e drappi.

Queste icone si trovano sugli edifici di molti quartieri del capoluogo subalpino. Le più raccapriccianti sono nel quadrilatero racchiuso tra corso Cairoli, via Po, via XX Settembre, corso Vittorio di Torino Centro; le più seducenti, in stile Liberty, si trovano nei quartieri San Salvario (tra corso M. D’Azeglio, corso Dante, via Nizza e corso Vittorio) e San Donato (tra corso Trancia, corso Tassoni, via Principessa Clotilde e corso Principe Oddone). Solo in Piazza Castello ci sono ben 95 teste di Medusa mentre 21 si trovano nella Mole Antonelliana.

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